Cercando Pessoa

Scopriamo insieme gli angoli di Lisbona amati dal "poeta pazzo" e da Antonio Tabucchi, suo traduttore e scrittore, attraverso le parole di Valentina Ghini e le foto di Simone Antonelli.

“Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso volere essere niente.
A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo.”

Chissà se furono proprio queste righe ad attrarre gli occhi del giovane Antonio Tabucchi, ventenne e studente di Filosofia, e a convincerlo a spendere alcuni spiccioli per un libretto da viaggio trovato in un’anonima bancarella della Gare de Lyon nel 1966.
Il libro in questione è “Tabaccheria”, l’autore un certo Alvaro de Campos, eteronimo di Fernando Pessoa.
Chissà quanto incise la lettura di quel poemetto, durante quel viaggio, da convincere Tabucchi a dedicare i successivi anni della sua vita alla conoscenza di questo poeta, che in molti definivano pazzo, vissuto molti anni prima ma con lo stesso cuore inquieto, alla continua ricerca di sé.
Questo incontro cambiò drasticamente la vita di Antonio Tabucchi, al punto tale da portarlo a creare un legame indissolubile non solo con l’opera del poeta portoghese, ma anche con una città, Lisbona, che amerà a tal punto da scegliere di viverci fino alla morte, adottarne la parlata musicale e trascinata, sposarne la donna della vita e, ovviamente, ambientarci tutti i suoi romanzi più noti: da Sostiene Pereira, in una Lisbona afosa oppressa dalla dittatura di Salazar, a Requiem, un’allucinazione, scritto direttamente in portoghese, dove Tabucchi si incontra con il fantasma di Pessoa nel misterioso molo di Alcantara a mezzanotte.07_Tramonto Sabato e Casa Indipendente (3)

Sulle tracce di Pessoa

Facciamoci guidare allora, più che in un percorso in un vagabondaggio, alla scoperta dei luoghi ai quali Pessoa dava del tu.
Si parte dal Chiado, il quartiere a lui più caro e in particolare la zona di Rue Garrett, oggi una via elegante, un po’ anonima e con tanti negozi in cui perdersi. Fermatevi alla Livraria Bertrand, al numero 73 e, appena entrati, respirate l’odore dei libri ingialliti, gustate il clima sospeso e silenzioso, scambiate uno sguardo con il librario con il gilet e gli occhiali tondi. Vi ritroverete negli anni Venti, quando i più grandi intellettuali e artisti portoghesi si trovavano qui a discutere di politica e letteratura, per poi spostarsi nel vicino Café A Brasileira: sedetevi a gustate una bica, il caffè portoghese nero forte, in compagnia di Pessoa, seduto gambe a cavalcioni, una mano poggiata sul tavolo e lo sguardo colmo di inquietudine al tavolino del “suo” caffè… Ebbene sì, cederete anche voi alla tentazione di una foto con lui!lisbona pessoa

Se il Chiado è il quartiere di Pessoa, la Baixa (la parte bassa) è quello di Bernardo Soares, altro eteronimo del poeta (una sorta di sua rappresentazione), protagonista e narratore di quel capolavoro che è il Libro dell’inquietudine. Qui, nella Rua Dos Douradores, dove vive Soares, c’è una tipica “tasca” portoghese, una specie di trattoria, chiamata Restaurante Pessoa e, appunto, molto frequentata dal poeta per pranzo: assaggiando le specialità al baccalà ne capiamo il motivo… Vale la pena fermarsi, poca spesa e pancia piena!
Per raggiungerla scendiamo dal colle del Chiado e costeggiamo la Igreja do Carmo, una chiesa quasi interamente distrutta ma piena di fascino; non è mai stata restaurata, forse in memoria del terribile terremoto che colpì la città nel 1755. Da qui potrete scendere con le scale oppure decidere di prendere il famoso Elevador de Santa Justa, vi costerà quasi dieci euro e per pochi minuti vi ritroverete in un vero e proprio ascensore dentro un’antica torre di ferro che vi ricorderà vagamente la Tour Eiffel. Vi lascerà in piena Baixa. Continuiamo in direzione di quella meravigliosa finestra naturale sul fiume Tago che è Praça do Comércio, come dice il nome, la porta d’entrata alla città ai tempi coloniali, dove attraccavano le navi provenienti da India e Brasile. Fermatevi al centro, avrete la sensazione di essere abbracciati da una delle piazze più grandi e più belle d’Europa!
Un’ altra piccola sosta merita il Martinho da Arcada, altro bar amato da Pessoa, immaginatelo mentre beve vino di Colares, colpito dai profondi occhi neri di una ragazza seduta al tavolo opposto o mentre discute animatamente con i suoi amici della rivista di avanguardia da lui creata, l’Orpheu. Da qui, dopo un altro bica, salite sullo storico tram 28 (fermata su Rua da Conceição), sferragliando attraverso minuscoli vicoletti, seguendo la direzione Campo Ourique, Prazeres.
Qui troverete la Casa Fernando Pessoa, dimora del poeta negli ultimi anni di vita. Visitate la grande biblioteca, gonfia di libri, dove Pessoa era solito riempire ossessivamente fogli banchi con i suoi pensieri. Il biglietto d’ingresso costa 3 € e l’edificio è anche centro culturale con interessanti eventi, fra cui alcuni musicali molto suggestivi.

Lisbona tramonto
L’ultima tappa sulle orme di Pessoa è il Mosteiro dos Jerónimos, nel quartiere Belém, l’enorme e bellissima chiesa che custodisce le spoglie di Pessoa. Una volta trovato il monumento funebre, noterete tutti i nomi dei protagonisti delle sue opere, quasi in onore delle sue mille personalità. In realtà Pessoa riposa qui solo dagli anni ’80, quando durante una fastosa cerimonia pubblica (fra l’altro molto criticata da Tabucchi) la sua salma fu spostata in questo luogo dalla cappella di famiglia in Campo Ourique.

Per concludere voglio darvi un consiglio, se state progettando un viaggio a Lisbona. Lasciatevi portare per mano da questi due autori che tanto l’hanno amata e dal loro unico sguardo su questa città attraverso le loro parole, ancora attuali:

  • Lisbona. Quello che il turista deve vedere, di Fernando Pessoa
  • A Lisbona con Antonio Tabucchi una guida di Lorenzo Pini.

Perché Lisbona così com’è, sembra fatta apposta per dar vita a storie e finzioni letterarie. Ambivalente e sospesa nel suo essere estremo punto di arrivo occidentale dell’Europa e allo stesso tempo partenza verso l’Oceano, verso qualcosa di nuovo. E forse è proprio qui il suo mistero e quella segreta attrazione che ti fa sempre ritornare.

 

Questo post è di Valentina Ghini. Le foto sono di Simone Antonelli. E qui il racconto della loro giornata a Sintra.

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