Folti boschi, vette innevate e numerosi laghi alpini dalle acque limpide sono gli ingredienti perfetti per racconti di ninfe, fate e folletti. Noi di lol.travel vogliamo portarvi alla scoperta dei tre laghi simbolo del Trentino – Alto Adige, ma lo facciamo in un modo un po’ insolito: ve li racconteremo attraverso le leggende legate a questi luoghi magici!
Lago di Carezza
Il lago di Carezza è un piccolo lago alpino a 1534 metri di altitudine ai piedi del gruppi Latemar e Catinaccio. E’ una vera perla di rara bellezza, le cui acque cambiano colore a seconda delle stagioni e della vegetazione che lo circonda. Molte sono le leggende legate al lago, ma la più popolare riguarda la ninfa Ondina. Si narra che la bellissima ninfa amasse sedersi sulle rive del lago e cantare, invaghendo con la sua voce i viandanti che di lì transitavano. Un giorno fece perdutamente innamorare lo stregone del Latemar, che da quel momento cercò di conquistarla in tutti i modi, ma senza successo. Lo stregone decise quindi di travestirsi per non essere riconosciuto e fece apparire un bellissimo arcobaleno sopra al lago. La ninfa uscì in superficie per ammirarlo, ma quando riconobbe lo stregone sparì spaventata nella profondità delle acque . Dal quel giorno nessuno la vide più, né la sentì di nuovo cantare. Lo stregone infuriato distrusse l’arcobaleno, i cui pezzi caddero nelle acque del lago. Da allora il lago di Carezza risplende di mille colori e in lingua ladina viene chiamato il “lago dell’Arcobaleno”.
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Lago di Braies
Si trova in Alto Adige a 1496 metri di altezza ed è uno dei laghi più belli e celebri delle Dolomiti. Stiamo parlando del lago di Braies! Nelle giornate di sole, le sue acque dalle sfumature verdi e turchese, creano riflessi di mille colori. Questa sua caratteristica e la bellezza del luogo, hanno dato vita a una leggenda singolare. Si narra infatti, che le montagne circostanti fossero abitate da una tribù di selvaggi dall’indole pacifica, che trascorreva il proprio tempo cercando oro e pietre preziose. Un giorno alcuni pastori provenienti dal fondo valle entrarono in contatto con la tribù. In segno di ospitalità i selvaggi mostrarono i loro tesori e offrirono loro dei gioielli in regalo. Lo scintillio delle pietre preziose divenne però un’ossessione per i pastori, i quali iniziarono a derubare la tribù. Per salvare i loro tesori i selvaggi decisero di scavare in prossimità delle sorgenti del fiume che scorreva attraverso la valle di Braies, aumentandone la portata, e crearono così il lago di Braies. La tribù immerse poi i suoi tesori nel lago, perché non potessero essere ritrovati. Secondo la leggenda, nel corso del tempo l’acqua avrebbe eroso l’oro e le pietre preziose, dando al lago di Braies i mille colori che vediamo oggi.
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Lago di Tovel
In Val di Non esiste un lago davvero singolare, che ha suscitato la curiosità di molti studiosi nel corso degli anni. Stiamo parlando del lago di Tovel, chiamato anche Lago Rosso per la particolarità delle sue acque che, fino agli anni Sessanta, si tingevano di rosso grazie alla presenza di una particolare alga. Questo evento apparentemente soprannaturale ha da sempre stimolato la fantasia degli abitanti locali. La leggenda più famosa riguarda la principessa Tresenga, unica figlia del re della valle di Tovel. Alla morte del re, se la principessa si fosse sposata, il regno sarebbe passato nelle mani di un sovrano straniero, con grande preoccupazione dei cittadini. Per amore del suo popolo la principessa giurò di non sposarsi mai.
Lavinio, re del territorio limitrofo di Tuenno, si rivelò però un pretendente molto cocciuto, ma tutti i suoi sforzi nel conquistare la principessa si rivelarono inutili. Pieno di orgoglio il re radunò il suo esercito deciso ad invadere il regno. La principessa e il suo popolo scesero in battaglia sulle rive del lago, decisi a non sottomettersi al re Lavinio. Vennero però sconfitti e la principessa fu trafitta proprio dal suo pretendente. Il suo sangue tinse le acque del lago che da quel giorno, secondo la leggenda, si colorano ogni anno a ricordo della battaglia.
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