Mercatini di Natale: cibi da assaggiare in Trentino

I mercatini di Natale in Trentino sono un’occasione non solo per acquistare regali e prodotti di artigianato, ma anche per gustare i piatti tipici di questa terra. Che offre una cucina di montagna, ma con qualche sorpresa.
Una cucina che ha il sapore del Natale.
Una cucina ritenuta invernale e “pesante”, ma che, lasciandosi un po’ andare, propone tanti piatti gustosi anche in estate.
Chi non è del posto sappia infatti che molte preparazioni sono proposte tutto l’anno. E molti trentini non disdegnano di mangiarle anche durante la bella stagione.
A proposito di trentini, se venite in questa zona, lasciatevi coinvolgere da loro: è facile conoscere qui persone accoglienti, calorose, amanti del buon bere e del buon mangiare, per nulla freddi come i luoghi comuni descrivono i popoli del “nord”. Anzi!

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Una foto pubblicata da @abishekneil in data: 1 Nov 2016 alle ore 04:39 PDT

Antipasto: salumi e formaggi

Cosa mangiare in Trentino? Partiamo dall’antipasto. Perché qui non si scherza, in particolare quando fa freddo, e magari si cammina al freddo fra le bancarelle dei mercatini di Natale. Si parte con affettati di speck e mortandela, un salume con carni macinate di maiale tipico della val di Non (da non confondere con la mortadella); carpaccio di carne salada (di solito sono tagli di manzo) con scaglie di grana trentino; oppure la luganega trentina (insaccato fresco di carne di maiale diffuso in Nord Italia, ma la cui antica origine è lucana, cioè della Basilicata e dintorni). Da non perdere i formaggi di malga. Per capire perché sono così buoni, bisogna vedere dove vivono le mucche: alpeggi di montagna, vista sulle Alpi, erba profumata.

Pasta? No, canederli e spätzle

Arrivati ai primi, troviamo i canederli, grossi gnocchi fatti con un impasto base di pane raffermo arricchito con lo speck (i classici) oppure con i formaggi. Vanno cotti in acqua bollente e serviti con il loro brodo…

 

…o asciutti con burro fuso.

 

Poi ci sono gli strangolapreti, cioè gnocchi di pane raffermo e spinaci. Oppure gli spätzle, bianchi o verdi. Si tratta di gnocchetti fatti con la farina, che nella versione verde prevedono l’aggiunta di spinaci. Vengono bolliti e poi conditi con sughi di ogni genere. Questo piatto, come altri della cucina trentina, è diffuso anche a nord, dall’Alto Adige alla Germania.
Un altro classico è l’orzotto, minestra di orzo con verdure.

Polenta, maiale e selvaggina. Ma anche il pesce

L’immancabile polenta può essere l’accompagnamento del secondo. Molte famiglie trentine la servono anche in piena estate, al posto del pane, molto solida e a fette. Del resto, se il pane e la pastasciutta si mangiano tutto l’anno, perché la polenta deve essere da meno?

 

Con polenta o senza, siamo al secondo, notoriamente il piatto forte. Si passa da coniglio con crauti e polenta, al maiale in forma di stinco o di carré, oppure la selvaggina, come il cervo.

 

Poi ci sono la luganega trentina e la carne salada, che oltre a essere serviti come antipasti possono essere un ottimo secondo piatto. Un contorno o condimento? I funghi.
Se la polenta è un po’ troppo, c’è il pane trentino: da assaggiare. Un prodotto in apparenza così semplice sprigiona tutto il sapore di questa terra. Merito dell’acqua, dicono.
Non solo carne, il Trentino ha anche alcune varietà di pesce, di acqua dolce naturalmente. la trota o un suo parente, il salmerino.

Dolci Trentino: strudel e zelten

Dicono che per il dolce ci sia sempre spazio nello stomaco. Convincetevi che è vero, perché in Trentino un pasto tipico non si può concludere senza lo strudel. Se fatto bene è un dolce perfetto: frutta del territorio (mele, soprattutto, in particolare le golden delicious della val di Non; ma anche i frutti di bosco e l’uva passa), pinoli e cannella dentro un rotolo di pasta strudel, fatta apposta per questo dolce. Con la crema, è la “morte sua”.

Simile come concetto è lo zelten: si tratta di un dolce tipico di Natale, una torta con noci, frutta candita e pinoli.

Zelten di farro integrale con Nocino e Genziana _

Una foto pubblicata da Caterina Dalbosco (@zuccheroingiardino) in data: 12 Dic 2016 alle ore 23:36 PST

Cosa bere: vino e birra; grappa e brulé

Basta arrivare con l’autostrada del Brennero per notare a destra e a sinistra distese di viti allevate a pergola trentina. Che danno l’uva per vini rossi come il teroldego, il marzemino cantato nel Don Giovanni di Mozart e il lagrein (che danno vini corposi), la schiava; oppure i bianchi, aromatici e fruttati, come la nosiola e il müller-thurgau.
Se piacciono le bollicine, può andare bene per tutto il pasto un Trento doc, spumante metodo classico (rifermentato in bottiglia, come lo Champagne per intenderci). Nasce in territori unici, ad esempio la val di Cembra, dove le viti, allevate quasi a strapiombo, danno il meglio di loro.
Tipica bevanda dei mercatini di Natale è il vin brulé, vino rosso fatto bollire e poi aromatizzato con zucchero e spezie, da bere caldo per sopportare il freddo. C’è anche il brulé di mele, analcolico, con succo di mele al posto del vino. Spesso nei mercatini il vin brulé viene venduto in tazze con il nome del posto, che si possono riconsegnare, riavendo indietro la cauzione versata, o tenere per ricordo.
In Trentino non mancano le birre, sia quelle industriali, che quelle dei birrifici artigianali locali. Per finire il pasto e digerire, ci sono le grappe: sono numerose le distillerie in Trentino, un paradiso per gli amanti di questa acquavite prodotta distillando le vinacce.

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