A Panama, persi nel blu delle Islas San Blas

Trecentosettantotto! Questo il numero di isolette, isolotti e atolli disseminati nelle acque del Caribe che suonano al nome di Islas San Blas.

Un angolo di paradiso in cui perdersi per qualche ora, o qualche giorno, inebriandosi delle infinite sfumature di blu che avvolgono l’Arcipelago in un morbido abbraccio.
La prima volta che sentii nominare San Blas era il 2003. Avete presente la canzone En el muelle de San Blas del gruppo messicano Mana? Una storia d’amore struggente ed emozionante, quella della giovane Rebeca che in abito da sposa attende il ritorno del fidanzato partito poco prima delle nozze per una battuta di pesca. Un’attesa inutile, infinita, che vede Rebeca impazzire, invecchiare e morire sul molo di San Blas. I latini, si sa, sono melodrammatici…
Ebbene, questa canzone – se non la conoscete vi consiglio vivamente di ascoltarla – ha stimolato la mia curiosità e mi ha spinta a cercare immagini di San Blas che mi permettessero di contestualizzare la storia della sfortunata Rebeca. Ovviamente mi aspettavo di trovare qualche tipico pueblo messicano (non so perché ma lo immaginavo sul versante del Pacifico, nei pressi di Puerto Escondido) e invece mi sono trovata di fronte questa meraviglia inaspettata: un arcipelago, ribadisco, di 378 isole – anche se le fonti in merito discordano, c’è chi ritiene siano 365 di cui alcune grandi quanto il soggiorno di casa mia – che macchiano come funghi le acque cristalline del Mar dei Caraibi, tra il Golfo di San Blas fin quasi al confine con la Colombia.
In fondo, se ci pensiamo bene, è per questo che si viaggia. Perché il viaggio apre la mente, genera curiosità e spinge a cercare nuovi orizzonti da esplorare partendo da un’immagine, un reportage, un video o anche, perché no, una semplice canzone. Una canzone che, nel mio caso, ha generato un sogno chiamato San Blas.

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LE MILLE SFUMATURE DELLE ISLAS SAN BLAS

Se, come me, avete una visione della vita a colori… San Blas è il posto che fa per voi! Tre i colori dominanti – verde, blu e seppia – che si aprono a ventaglio su una gamma infinita di sfumature e tonalità. Dal verde della lussureggiante vegetazione tropicale al blu di cielo e mare che le fanno da cornice al seppia delle spiagge di arena finissima contornate da una delle più belle barriere coralline esistenti al mondo.
All’alba e al crepuscolo, poi, il cielo sembra un quadro impressionista con pennellate di rosa, giallo, arancione e rosso che fanno da contrappunto al colore del mare. E quando infine cala l’oscurità il cielo si popola di un tale concentrato di stelle da brillare come un diamante sullo sfondo nero.

IL RETAGGIO CULTURALE DELLE SAN BLAS

Se poi, oltre al piacere psico-fisico di corpo e spirito, siete interessati a vivere un’esperienza incredibile a stretto contatto con gli autoctoni, sappiate che quest’oasi di pace e tranquillità è il regno indiscusso di un’etnia indigena, i Kuna Yala, che nonostante il dilagare incessante di turismo e tecnologia è riuscita a mantenere intatti costumi e tradizioni ancestrali.
Un popolo fiero e orgoglioso che quasi cent’anni or sono – era il 25 febbraio 1925 – si è opposto al governo panameño dell’epoca che voleva imporre l’abbandono delle cerimonie e degli abiti tradizionali e il pagamento delle imposte sulla pesca, fonte principale di sostentamento dei Kuna. Ma l’hanno spuntata loro, gli autoctoni, e oggi l’Arcipelago di San Blas è uno stato indipendente dalla Repubblica di Panama che regola l’accesso alle isole alla stregua di qualsiasi altro stato, mediante l’esibizione del passaporto e una tassa da pagare sia per i cittadini stranieri che per i panameñi.
Ma non finisce qui. I Kuna, infatti, portano avanti le tradizioni degli avi con le donne che tessono e indossano orgogliose le molas, tessuti dai colori accesi e i bizzarri motivi geometrici, e si adornano con i wini, fili infiniti di perline colorate che vengono arrotolate attorno ai polsi e alle caviglie. Accanto allo spagnolo, necessario alle transazioni commerciali, i Kuna comunicano tra di loro in Chibcha, la lingua indigena. E, cosa non da poco, l’amore per la loro terra li ha spinti a preservarla nella sua essenza impedendo la costruzione di alberghi e resort di lusso che, inevitabilmente, la deturperebbero. Pernottare alle San Blas significa quindi accontentarsi di sistemazioni semplici, con le pareti in canna da zucchero, il tetto di paglia e il pavimento in terra battuta… direttamente a casa di un Kuna DOC! Un’esperienza più unica che rara!
Ecco, queste sono le ragioni principali che hanno fatto di San Blas un sogno. Un sogno riposto nel cassetto per anni fino a quando mi sono decisa a tirarlo fuori e sono partita alla volta di Panama con lo scopo di raggiungere San Blas.
L’emozione di veder spuntare all’orizzonte la prima delle 378 isole dell’Arcipelago, dopo una notte intera di navigazione, è indescrivibile. Nessun rumore attorno oltre al fruscio del vento che scuote le vele e il gorgheggiare del mare che culla la barca. Pace, quiete e tranquillità… oltre al puro piacere di essere lì, in un angolo remoto di Paradise Lost.

  1. Ciao Diana, bellissimo post….mi verrebbe il desiderio di tuffarmi in quelle acque limpide e godere dell’ “assoluto” intorno a me…..Baci

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